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La musica gnaoua ed il Festival Internazionale di Essaouira


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A cura di:
Djemme - Slow Travel (info@djemme.com)



tenderemo, con la musica e al di là della musica, alla ricerca della verità: la diversità di ciascuno di noi come forza per stare insieme


La musica gnaoua e la lila
La musica gnaoua moderna e le sue rappresentazioni pubbliche
Il Festival Internazionale di Essaouira
Glossario
Artisti e discografia
Link
Bibliografia

       

La musica gnaoua e la lila

Il termine gnaoua, che definisce sia un genere musicale sia le confraternite maghrebine che ne portano avanti la tradizione, affonda le proprie radici nell'Africa centrale e occidentale (Ghana, Nigeria, Guinea, Senegal), l'Africa nera: spesso si parla di musica del Sudan, non intendendo l'attuale paese con questo nome ma in generale tutta l'Africa sub-sahariana.
Nei testi delle canzoni si trovano molti riferimenti ai Bambara, i Fulani, gli Haussa, tutti gruppi etnici originari delle zone del fiume Niger (attualmente Mali e Nigeria).
Le origini della comunità di africani neri nel Maghreb possono essere tracciate ai tempi in cui il sultano Ahmed el-Mansour conquistò l'impero Songhai nel 1591, quando diverse migliaia di uomini e donne furono portati al nord per essere utilizzati come schiavi (il mercato degli schiavi in Marocco sarebbe poi continuato fino ai primi anni del ventesimo secolo).

L'iniziatore della tradizione gnaoua è considerato Bilal al Habashi, un etiope che fu il primo africano a convertirsi all'Islam ed il primo muezzin (colui che chiama alla preghiera) del Profeta.



Nel suo significato musicale-rituale, la gnaoua nasce dal sentimento di fratellanza che univa gli esuli in Marocco, ultima tappa africana del viaggio che li avrebbe portati in Europa come schiavi: le confraternite gnaoua sono quelle che portano avanti la tradizione della lila, che in arabo significa notte. Nonostante non tutti i gruppi etnici gnaoua pratichino la cerimonia della lila e non tutti coloro che la praticano abbiano origini ancestrali "nere", la tradizione della lila è universalmente riconosciuta come l’espressione della cultura etnica gnaoua.
Va sottolineato comunque che la lila non è l’unico rituale che pone il devoto in contatto con il sovrannaturale: altri gruppi Sufi o similari, come gli Aissaoua, gli Hamadsha ed i Jilala utilizzano come strumenti la musica, le canzoni e le danze e invocano il loro dio, il profeta Mohammed e vari santi islamici con fini di purificazione; la differenza fondamentale sta nel fatto che tutti gli altri riti si rivolgono ad un preciso santo o entità sovrannaturale, mentre la lila prevede una rievocazione delle sofferenze degli ancestrali esiliati come mezzo per raggiungere la redenzione.
Questi riti coinvolgono anima e corpo, e per molti aspetti sono simili al voodoo haitiano ed alla macumba brasiliana: fattori comuni sono lo sradicamento dalla propria terra, l'esilio e la schiavitù.

La lila ha essenzialmente lo scopo di mettere in contatto il devoto con il djinn (spirito, o entità sovrannaturale): può avere come obiettivo la guarigione dalle malattie che lo affliggono (fisiche, come l'infertilità, o psicologiche, come lo stress), oppure può essere celebrata per prolungare una relazione positiva con lo spirito che ha concesso prosperità e fortuna. Nel caso di richiesta di guarigione, si basa sul rito della liberazione dalla possessione da parte dello spirito che ha causato il disagio.
Gli spiriti sono richiamati in una sequenza precisa, che scandisce la notte della lila in un percorso sensoriale di suoni (musica e canzoni), profumi (incensi) e movimenti (danze).
I maestri di cerimonia (maâlem) sono anche chiaroveggenti, stregoni e guaritori. Maâlem e seguaci si preparano alla lila attraverso il suono del guembri (o hajhouj, liuto a percussione a tre corde), si riuniscono al di fuori della casa dove è prevista la cerimonia ed attendono l'inizio vero e proprio, annunciato dai tbel (percussioni) e dalle qraqeb (nacchere di metallo, che hanno anche la funzione di richiamare gli spiriti presenti).

I devoti seguono poi i maâlem in una processione a lume di candela che li porta dentro la casa, al ritmo dei grandi tamburi, intonando le preghiere, in forma di canto, che hanno la funzione di benedire gli indumenti da indossare nelle fasi successive. Vengono poi eseguite le musiche ancestrali gnaoua con accompagnamento di qraqeb e guembri, mentre gli ospiti consumano datteri e latte. La cerimonia completa include sette fasi, ciascuna dedicata ad uno spirito o ad una famiglia di spiriti; ogni maâlem, oltre ad avere caratteristiche e personalità ben distinte, ha un colore preferenziale (che verrà indossato dai danzatori durante la fase della cerimonia in cui si invoca quel particolare spirito), un particolare tipo di incenso che andrà bruciato, le sue musiche e le sue canzoni preferite.

Le composizioni musicali, caratterizzate da melodie pentatoniche e ritmi sincopati, sono eseguite a ritmi ossessivi e ripetitivi e accompagnate da canti in arabo dialettale.
Questo rituale può mandare alcuni dei seguaci, che si abbandonano a danze forsennate, in uno stato di trance (hal) durante il quale il djinn parla per bocca del posseduto per indicare quali siano le sue preferenze. Lo stato di trance è accelerato da una opportuna combinazione di spezie e incenso, ed i danzatori sono vestiti con i colori preferiti dallo spirito.

La lila è un rituale spirituale e sacro privato, che ha luogo all'interno dei nuclei familiari, un mese prima dell'inizio del ramadan. Una cerimonia completa può durare anche tutta una notte, fino all'alba del giorno successivo.


           

La musica gnaoua moderna e le sue rappresentazioni pubbliche

All'inizio degli anni 70 la tradizione gnaoua del Marocco ha visto crescere la sua visibilità, grazie anche alla popolarità di gruppi come quello di Nass el-Ghiwane, che è stato il primo ad arricchirne le sonorità accogliendo altri generi tradizionali marocchini e connotandosi come genere rivoluzionario. Questo fatto ha creato un legame, una sorta di solidarietà, con altri generi musicali riconducibili alla diaspora africana, come il reggae.
Anche il crescente interesse di artisti internazionali come Randy Weston, Pharoah Sanders, Bill Laswell, Jimmy Page e Robert Plant ha contribuito a far crescere la popolarità della musica gnaoua ed a farle perdere la connotazione di primitiva e di bassa qualità. Che questo rappresenti un effettivo cambio nello status sociale degli afro-magrebini è da discutere, ma rimane il fatto che la tradizione gnaoua è una fonte di ispirazione che suggerisce la possibilità di redenzione per tutti coloro che soffrono.
D’altro canto, la popolarità attuale della musica gnaoua, che ne fa un fenomeno di moda, rischia di snaturarla offrendosi a pagamento a beneficio dei turisti, come in piazza Djemaa el Fna a Marrakech, o a Meknes, o anche nella kashba dell’Oudaya a Rabat o tra i vicoli azzurri di Chaouen: i suonatori gnaoua intrattengono il pubblico con concerti di dubbia qualità ed arrivano a chiedere un’offerta solo per aver sventolato il cappellino tradizionale con un movimento rotatorio della testa..


Il Festival Internazionale di Essaouira

Come descrivere l'energia e la motivazione che ogni anno ci conducono nell'organizzazione del Festival Internazionale di Musica Gnaoua di Essaouira? Un evento unico che riunisce musicisti e pubblico da ogni parte del mondo.
Siamo motivati dalla passione per la musica e per gli incontri genuini, è il nostro desiderio di mantenere vivi l'innocenza ed i sogni in un mondo di confusione. Per quattro giorni cerchiamo di ricreare un mondo basato sui valori in cui crediamo: la semplicità e la capacità di vivere una vita essenziale. Gli artisti hanno un ruolo importante nel ricordarci che essere disponibili, prenderci del tempo per ascoltare gli altri e amarci a vicenda sono il vero cuore della nostra vita. La musica ci invita a dimenticare ogni discordia e aiutare chi si trova in difficoltà, con messaggi di saggezza e di pace.

(dal sito ufficiale del Festival Gnaoua di Essaouira)

L'introduzione del sito è già un buon biglietto da visita per questo evento a cui qualunque marocchino, berbero o arabo che sia, partecipa o vorrebbe partecipare, per rivivere non tanto il fasto e il chiasso della città di Essaouira, che nei giorni del festival si trasforma in una città assediata, quanto piuttosto per fondersi in un universo di pace e di semplicità. Questa splendida città di mare offre il palcoscenico ad una grande festa popolare tra le viuzze della medina, nella piazza di fronte al porto pescherecci, sulla bellissima spiaggia a mezzaluna, con la partecipazione di famiglie intere da tutto il Marocco ed il nord Africa. Poco importa che una camera in hotel vada prenotata due mesi in anticipo, e poco importa anche che i prezzi di qualunque cosa siano triplicati nei quattro giorni del festival, quello che conta è il potere della musica gnaoua.


           

La città di Essaouira fu fondata nel VII sec a.c. dai Fenici, che la chiamarono Migdol (torretta di guardia). Nel XV sec d.c. la conquistarono i Portoghesi, ribattezzandola Mogador, e vi restarono fino alla metà del XVI sec. All’arrivo della dinastia Saadita il porto, fino a quel momento fiorente, cominciò una lunga decadenza che si concluse, nel 1764, quando il sultano Alawita Sidi Mohammed Ben Abdullah, allo scopo di restituire alla città il suo ruolo di porto per i traffici tra Africa ed Europa, diede ordine ad un architetto francese di progettarne il restauro; fu grazie al lavoro di questo architetto che la città cambiò nome per prendere quello attuale di Essaouira (la ben disegnata). Comunità ebree, cristiane ed ovviamente islamiche si mescolarono in questa città cosmopolita, posta nella zona di confine tra la tribù araba dei Chiadma e la tribù berbera degli Hata. Circa trecento anni fa, gli schiavi provenienti dall'Africa sub-sahariana erano merce di scambio nelle importazioni di merci dall'Europa, alla stessa stregua di oro e sale. Questa mescolanza di culture ha conferito alla città una connotazione etnica, spirituale e culturale unica: in tale contesto elementi mistici propri dell'Africa sub-sahariana si sono fusi con la tradizione arabo-berbera, fondamentalmente islamica, per dar vita ai rituali gnaoua.


        

Il Festival Internazionale di Essaouira dal 1998 attira musicisti da tutta l’Africa, insieme a più di 200 artisti internazionali che si uniscono ai maestri di cerimonia gnaoua, e fornisce una piattaforma di scambio ed incontro nel nome della fratellanza umana ed artistica. In questo straordinario crogiuolo di musica il maâlem invita suonatori di jazz, pop, rock e musica contemporanea da tutto il mondo ad esplorare nuovi percorsi musicali. Teatro di incontri straordinari tra gli eredi di una tradizione secolare e artisti di formazione molto diversa, è anche un'occasione per i musicisti locali per provare nuove esperienze, suonando con artisti occidentali di jazz o di world music.
Nonostante abbia carattere pubblico e quindi non coinvolga gli aspetti più propriamente rituali della lila, il festival rimane un evento culturale unico, diventato parte integrante della vita dei 50mila abitanti di Essaouira, e riconosciuto da un pubblico sempre più vasto (dai 20.000 spettatori del 1998 ai 300.000 delle ultime edizioni).




Glossario

gnaoua: plurale di gnaoui, un termine generico per indicare maâlem, suonatori di qraqeb, chiaroveggenti guaritori e seguaci del culto

Guembri
Qraqech (nacchere) e tbel (tamburi)
maâlem: maestro di cerimonia

moqadma: sacerdotessa

tallaâtes, chouwafates o arifates: guaritori chiaroveggenti

mlouk: entità sovrannaturali

guembri o hajhouj: liuto a percussione a tre corde

aouicha: piccolo guembri

qarqabats o qraqech: nacchere di metallo

tbel o ganga: percussioni

ftouh errahba: inizio del repertorio musicale che richiama le entità sovrannaturali

derdeba o lila: rituale della possessione

hal o jedba: trance

koyo: repertorio musicale pre-islamico


Artisti e discografia

Nass El-Ghiwane (Marocco) (sito web    )

Gnawa Diffusion (Algeria) (sito web  )

Ismail-la (Senegal)

Youssou n’Dour (Senegal) (sito web  )

Festival di Essaouira - CD e VCD delle varie edizioni

Héritage musical des gnaoua d'Essaouira - Sono Disc, 2002

Hadra des gnaoua d'Essaouira - Ocora, 2003

Trance: Balinese Barong, Gnaoua Music of Morocco, Zkir from Chinese Turkestan - The Musical Expeditions Series/Audio CD and Book (Ellipsis Arts), compiled by David Lewiston


Link

Festival Internazionale di Musica Gnaoua di Essaouira sito ufficiale (  )

The gnawa and their lila: an Afro-Maghrebi Ritual Tradition di T.D. Fuson ()
Timothy D. Fuson è etnomusicologo all'University of California, Berkeley; sposato con una gnaoua, esperto di musica gnaoua da parecchi anni, ha compiuto numerose ricerche in Marocco e ha suonato con il gruppo marocchino Marhaba a San Francisco; attualmente vive a Marrakech

World Music Central ()


Bibliografia

Le tourbillon des génies, au Maroc avec les gnaoua
di Hell Bertrand
edito da Flammarion, France, 2002


Les gnaouas au Maroc
di Chlyeh Abdelhafid
edito da le Fennec - la Pensée Sauvage, 1998


La terrazza proibita
di Fatema Mernissi
edito da Giunti, 1996


Ultimo aggiornamento: 2020-12-14

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