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Le dune dorate di Lamu


dicembre 2005

Per andare a Lamu sia le guide sia le agenzie kenyote sconsigliano di utilizzare autobus o mezzi privati (solo aereo). Nella zona infatti, oltre ad episodi di banditismo, ultimamente ci sono stati un po' di problemi tra la popolazione locale ed i finanziatori di un nuovo parco naturale in progetto. A Malindi però vediamo molti autobus in direzione nord, e tra l'altro non partono in convoglio scortato (quindi forse è un momento tranquillo!) e decidiamo di tentare.
Villaggi di capanne tra Malindi e Lamu
Costo ragionevolissimo (meno di 4€) per i 250km di tragitto, e promessa di arrivare a destinazione entro e ore e mezza... questo sembra improbabile ma staremo a vedere.
Prima della partenza chiedo ad un ragazzo tra i mille che si affollano intorno ai finestrini se mi va a cmperare il giornale (e gli anticipo i soldi). Ho sentito che il presidente Kibaki, dopo aver dimesso tutti i ministri come risposta al suo insuccesso nel referendum del 21 novembre (in cui proponeva una nuova costituzione) ha nominato il nuovo parlamento e sono curiosa di leggere gli articoli e soprattutto la vignetta del Daily Nation.
Comunque, il ragazo sparisce, dopo un quarto d'ora vado dal controllore che ritarda la partenza redarguendomi sulla mia ingenuità... nel frattempo il cappello rosso del ragazzo spunta ma spiacente, ho cercato ovunque il giornale di oggi è esaurito!
Passiamo da un paesino dove vendono, sempre dai finestrini, non i soliti pacchetti di biscotti noccioline anacardi ma anche spiedini di nyama choma (carne alla griglia) insaporiti con le spezie della costa e fumanti... beh ci saranno 40°!
Lungomare di Lamu
Arriviamo a Mokowe esattamente dopo 3 ore e mezza da Malindi. Estraiamo gli zaini (che nel frattempo sono stati opportunamente infarinati) dal bagagliaio. Cambiamo un paio di traghetti visto che il primo, tutto bello carico di donne nere velate qualche ragazzo vestito bene e ovviamente miliardi di ragazzini, non si è messo in moto. Dai veli delle donne spuntano solo gli occhi: si riconoscono quelli svegli delle ragazzine che parlano con i turisti offrendo loro tatuaggi all'henna. Finalmente attracchiamo a Lamu. Siamo circondati da isole di mangrovie.
Nel paese di Lamu ci si muove principalmente su due vie, attraversate dai canaletti laterali per l'acqua: se si vuole arrivare al lungomare, basta seguire il verso dell'acqua, e si incontra prima la Kenyatta Rd.
Spettacolo di piazza con bastoni
Ci sono i cafè ed i negozi frequentati dai locali, ma non solo; nelle strette stradine si formano ingorghi di asini carichi, e ci si orienta in base alla piazza del forte dove c'è anche il mercato e il giornalaio (ha il numero del giorno prima, quindi riesco a recuperare il numero esaurito!). Alla sera si anima, e compaiono rosticcerie all'aperto dove si trovano polpette samoza (triangolini di pasta ripieni) di carne pesce o vegetali e pesce secco: è il cuore del quartiere delle case di pietra, la vecchia Lamu con la classica architettura swahili, umidità compresa.
Proseguendo verso il mare (qui quasi tutte le stradine sono buie!) si giunge alla passeggiata, molti hotel tutti con fantastica terrazza da stelle cadenti e ristorantini, e poi cafè che trasmettono le partite di coppa: sono i ritrovi più di moda tra i locali. Il porto è un molo a T e un nugulo di dhow (le barche a vela triangolare di questo tratto di oceano indiano) attraccati.
Lasciate solo le orme!
Il lungomare prosegue fino a Shela, su un estremo dell'isola, e si può percorrere quasi tutto all'asciutto sia con l'alta sia con la bassa marea. Uscendo dal paese di Lamu si incontrano, finiti gli ambulanti che vendono i frutti del baobab, capanne sugli alberi, capitani di dhow in cerca di clienti, il generatore rumorosissimo che serve tutta l'isola, le prime ville e residenze per vacanza, fino ad arrivare a Shela, villaggio tanto bello quanto poco tradizionale: la cura della pulizia e dell'ordine contrastano con i muri pezzati di umidità di Lamu.
Proseguendo dopo Shela si esce dal canale formato dalle isole di Lamu e Manda, e ci si trova in una spiaggia a mezzaluna di 12km tra oceano indiano e dune di sabbia bianca che si indorano al tramonto, punteggiate di acacie e altre piante spinose.
Asinello
Se si raggiunge la sommità delle dune è possibile vedere contemporaneamente i tetti del villaggio di Shela, Lamu ed un mare di vegetazione nell'interno dell'isola. Quando sei in un posto come questo, viene davvero la voglia di lasciare solo le proprie orme. Qui non è ancora arrivata neanche la marea di spazzatura e sacchetti di plastica che i kenyoti abbandonano ovunque. Scattati milioni di foto, al ritorno verso Lamu una sera incontriamo un militare (nel punto più alto c'è un'antenna con posto di guardia) molto affabile ci chiede di cancellare l'unica foto scattata all'antenna. Potere della digitale! Un po' di tempo fa un incontro del genere sarebbe finito con la consegna del rullino (e la perdita degli ultimi giorni di foto)!
Su tutta l'isola circolano soltanto pochissime motociclette, e per il resto asini. Sono ovunque, sulla spiaggia melmosa di Lamu quando il mare si ritira, nelle strette stradine, tra le palme, c'è perfino una pensione per asini dove possono essere lavati e tuffarsi in pulitissime mangiatoie rosse.
Hassan (a destra) sulla spiaggia di Manda Decorazione sulla vela di un dhow
Captain Hassan timona il suo dhow con una precisione millimetrica che rivela la sua esperienza di aggiramento di secche e di raffiche nel canale tra l'isola di Lamu e quella di Manda. Essere pescatore, qui, non richiede pazienza: se, buttato l'amo in mare aperto, non si tirano su al volo i pesci, ci si sposta di 10mt e si riprova, tanto entro breve si trovano! Passiamo tutta la giornata in barca, con i suoi aiutanti dai nomi musulmani. Nel pomeriggio ci fermiamo sulla spiaggia dell'isola di Manda a cucinare il pescato su una griglia con sale e pepe in abbondanza. Tornati in paese, passiamo la serata con Hassan e Jalè, un originario dell'isola di Kiwayu dove ha lavorato ad un progetto ambientale di creazione di un sistema protetto (c'è una spiaggia dove vanno a depositare le uova le tartarughe!): ci vogliono un giorno di navigazione ad andare ed uno a tornare... sempre che non si preferisca l'aereo. Chiacchierando con loro sembra che i pochi giorni che abbiamo speso qui, nella pace più assoluta, svegliandosi con il sole e andando a dormire al buio, non siano sufficienti a scoprire tutte le cose meravigliose che ci sono nei dintorni, vale la pena starci un po' di più!


Ultimo aggiornamento: 2009-08-29

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