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Un paese incomprensibile


novembre 2005


La baraccopoli di Kibera, Nairobi

Il Kenya è un paese caratterizzato da profonde contraddizioni, che appaiono tanto pià inspiegabili quanto più 'occidentale' è l'occhio dell'osservatore. E' un paese dove è assolutamente naturale essere ammazzati per motivi tribali o vedere la propria terra confiscata (se non bruciata) da qualche forza di polizia al soldo di questo o quel candidato politico. Dove la delinquenza dei ragazzi di strada delle baraccopoli di Nairobi si contrappone al profondo senso di rispetto all'interno della banda di teppistelli, che si proteggono tra di loro e condividono tutto, con un senso di solidarietà che sembra impossibile tra persone che comunque sanno che probabilmente domani non mangeranno. Dove l'opera dei vari missionari (di tutte le chiese possibili) da una parte sconvolge per la dedizione di queste persone che affrontano in prima fila difficoltà assurde pur di accendere la speranza in miriadi di bambini orfani o figli di genitori disastrati, violenti; dall'altra fa nascere dei dubbi sul ricatto spirituale che alla fine ci sta dietro: ti do da mangiare, in cambio tu pregherai il mio dio...
Backstreets di Nairobi, le strade dove non passano i turisti

Un paese dove per non alimentare nuove forme (subdole) di colonialismo si cerca di rendere la popolazione protagonista del miglioramento, e poi si scopre che gli assistenti sociali rubano i materassi mandati dall'Italia per fare in modo che la schiera di bambini che hanno a casa non dormano ammassati sul pavimento lercio: scandalizza, forse, ma non hanno diritto anche i figli dell'assistente sociale ad un materasso, magari da condividere in dieci?
E ci si scandalizza per la pratica, diffusissima, dell'escissione sulle bambine: ma troveranno mai un marito se la loro madre, 'illuminata', non le sottopone a quella che tutte le donne occidentali considerano una barbarie? Così come viene spontaneo 'sgridare' le suorine di un ospedale di campagna, che ricevono l'attrezzatura medica da volontari italiani, e dopo aver lavato il bisturi lo mettono ad asciugare sul prato: ma sarà poi una cosa così drammatica in una realtà dove le donne partoriscono lungo la strada per raggiungere l'ospedale, o che comunque poche ore dopo aver partorito tornano nei campi a lavorare?
Venditrice ambulante, Nyeri

Di una cosa mi sto convincendo: non basta avere la mente libera da pregiudizi (cosa peraltro tutt'altro che facile) per capire questo Kenya, a volte è necessario proprio mettere da parte dei principi che a noi appaiono imprescindibili (come il rispetto per la donna, la cura dei bambini, il valore della vita) per potersi spiegare tutte queste contraddizioni. E qualsiasi posizione assuma l'osservatore bianco-pancia-piena rischia, nella migliore delle ipotesi, di trasformarlo in un nuovo colonizzatore. Forse è molto più saggio accettare la sensazione di 'impotenza' che tutto ciò comunica, e magari farsi qualche domanda in più rispetto all'origine dei nostri credo imprescindibili.


Ultimo aggiornamento: 2009-08-29

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