testo: Giuseppe Magistrali pubblicato: Libertà, mercoledì 10 novembre 2010, rubrica il reportage
Dalla collaborazione tra l’associazione Nuovi Viaggiatori di Piacenza e Djemme, iniziativa promossa per lo sviluppo del turismo responsabile in Marocco,prende le mosse questo racconto di un percorso che attraversa le grandi città imperiali, si avventura nel patrimonio naturale della catena dell’Atlas, tocca numerose esperienze di solidarietà e di sviluppo sostenibile che stanno crescendo nel Paese nordafricano. Lo sguardo degli autori va oltre il folklore e le immagini da cartolina per cogliere la realtà di un mondo magico ma anche duro,attraverso gli incontri con le persone che costituiscono la vera ricchezza di questo viaggio. | | da destra: Giuseppe Magistrali, Roberto Motta e Driss Amkkour in Marocco |
LE VOCI DI MARRAKECH
Lasciamo Piacenza sotto la pioggia in un timido inizio d’autunno e in un tempo forse troppo breve ci ritroviamo nella luce calda e accecante di Piazza Djemma El Fna, Marrakech, Africa. Elias Canetti un secolo fa aveva celebrato fascino e rapimento di una città probabilmente molto diversa. Roberto, anima insieme a Monica dell’associazione di turismo responsabile gemellata con la nostra “Nuovi Viaggiatori”, ci accoglie puntuale e rassicurante all’aeroporto. In autobus attraversiamo la città nuova ed entriamo nella Medina, cuore antico di una delle quattro città imperiali del Marocco. Odore forte di animali ci sbatte in faccia come pure l’insistenza di chi ti offre un oggetto, si propone come guida, ti chiede l’elemosina. La Piazza, dove in passato si tenevano le impiccagioni è cuore pulsante di vita, di lì si dipana il Suk, i mille vicoli brulicanti del mercato solcati da motorini che con apparente naturalezza ti sfiorano, compiendo incredibili evoluzioni. Arriviamo al Riad (le case con cortile interno riadattate a pensione o ad auberge) in stile Moresco dove alloggeremo i primi due giorni. E’ venerdì e le voci di Marrakech si intrecciano con le chiamate dei Muezzin dai minareti. La sera l’ampio spazio della piazza si trasforma, spuntano dal nulla innumerevoli chioschi, si alza un denso fumo di carne arrostita; intorno bizzarri spettacoli di strada che attirano i turisti ma divertono soprattutto la gente del posto. Marrakech è meta anche di turismo interno ma negli ultimi anni è stata soprattutto approdo di migrazione dalle campagne. Una povertà che non sfugge nelle strade; la criminalità invece è molto ridotta anche per l’eredità dello stato di polizia lasciata dal patriarca roi Hassan II. Roberto ci dice che la pena di morte, formalmente ancora in vigore, non è più applicata da anni mentre la tortura è tutt’altro che infrequente nonostante la maggior liberalità mostrata dal re-figlio-successore Mohamed VI.
la pubblicità della “CocaCola”, il simbolo del Marocco | | la moschea sotto la pioggia | | il banco delle olive a Fès | Con la guida locale Hamid visitiamo la città passando dalla Kasbah alle tombe della dinastiaSaadiana, dal quartiere ebraico (la Mellah) al palazzo di Bahia, dalla scuola coranica (la Madrassa) al quartiere degli artigiani. E’ l’occasione per parlare, oltre che di arte, storia e letteratura, del lavoro, delle prospettive dei giovani, di un Islam moderato e tollerante ma anche orgoglioso e radicato come identità di popolo, dei rapporti tra uomini e donne, della funzione sociale della famiglia, della dimensione fortemente comunitaria della Medina che si è persa nella città nuova dal volto occidentale.Le numerose domande delle nostre ragazze, Silvia, Irene, Francesca e di Paola (con un’esperienza decennale come operatrice di Africa Mission e più recente come organizzatrice della bella esperienza Kamlalaf che ha consentito vacanze diverse a numerosi ragazzi di Piacenza) lasciano Hamid decisamente provato, nonostante il suo ottimo italiano. La sera assaggiamo, sulla terrazza della casa di Roberto e Monica con vista sui tetti della città, un favoloso Tajin (il piatto di carne, pesce o verdure cotto nella caratteristica pentola di terracotta) profumato di spezie e bergamotto che andiamo a ritirare nel vicino Hammam.
VERSO NORD: DALLA CAPITALE A MOULAY BOUSSHELAM
Rabat è la seconda tappa delviaggio; con Zohair (le cui battutein inglese talvolta fatichiamo acomprendere) ci portiamo difronte al palazzo reale con ingressorigorosamente interdettoai visitatori. Il re in tutte le suenumerose residenze è geloso dellasua privacy, entra solo il nutritostuolo di custodi e lavoranti. Cicolpisce una comitiva di ebreiche transita salutandoci con tantodi kippah sulla testa.L’antica fortezza che si affacciasull’oceano, l’Oudaya, fu costruitanel XVII secolo da Ismail il terribile,con il lavoro e il sangue dicentinaia di schiavi cristiani. Sinarra che le trattative con gli ambasciatorieuropei per il rilasciodi questi disgraziati si svolgesseroin un salone costruito propriosopra le segrete, dove il sovranogiurava di non avere alcun prigioniero.Tornando verso la medina conle auto ci blocchiamo in un gigantescoingorgo che confermal’idea di caos delle città africane(non che da noi sia molto meglio)e ci fa pentire di non essercimossi a piedi. Camminando finalmenteper la città vecchia siha l’impressione di una maggioreinfluenza occidentale rispettoa Marrakech. Lo si nota dal mododi vestire delle ragazze, dalle caratteristichee dai marchi dellemerci esposte.Camoês scriveva “è sulle rivedel mare inesplicabile che si incontrail respiro largo della vita”,è quello che sentiamo arrivandoa Muolay Bousshelam, villaggiodi pescatori affacciato sull’Atlantico.Il paese è cresciuto come localitàturistica per i marocchini egli stranieri appassionati di birdwatching. Hassan ci porta sullalaguna ad avvistare i fenicotterirosa e altre innumerevoli specieche fatichiamo a mettere a fuococon suo disappunto. E’ fiero dellanotorietà conquistata apparendosulle guide della LonelyPlanet, diffuse in tutto il mondo.La sera ceniamo a casa sua conpesce squisito cotto alla bracementre le sue piccole figlie sbircianoincuriosite ed eccitate dallanostra presenza.Fatema Mernissi, scrittrice esociologa marocchina, riporta laleggenda secondo cui sulla costache porta a Tangeri e allo strettodi Gibilterra Calipso trattenneper sette anni Ulisse, il viaggiatoreinquieto, prima che riprendesseinesorabilmente il mare. Pocopiù in là Ercole separò, con unadelle sue fatiche, le terre d’Africaed Europa per difendere il Maroccodalle invasioni.
ALLA MAISON ROURAL DI BELLOUTA
Vicino a Chaouen, patrimoniodell’Unesco con la sua Medina“Andalusa” di pietra bianca e azzurra,facciamo tappa alla Maisonroural, un piccolo agriturismosulle colline antistanti la catenamontuosa del Rif. In questazona berbera, ricca di verde e diforeste è sorta una rete di cooperativedi promozione del turismorurale e solidale con diversi progetticollegati a Djemme (unaquota di circa il 10% del costo delnostro viaggio andrà proprio asostegno di progetti locali). Abdenur,il padrone di casa, ci raccontadel movimento cooperativisticosorto verso la fine deglianni ’90 con l’intento di promuoverenuove forme di turismo legatealla natura, al trekking, all’agricolturabiologica. Beviamo tèprodotto da una cooperativafemminile nel patio della casacolonica in un silenzio ristoratoredopo la frenesia e il bagno di umanitàdi Marrakech e Rabat.Dalla spinta dell’associazionismolocale e grazie alla collaborazionedi diverse Ong spagnolee francesi è sorto in questa zonaun circuito di ospitalità e di attivitàproduttive di grande interesse,con collegamenti al movimentodel commercio equo e solidalesia in Marocco che all’estero.Dimensione ecologica (nelle stanze lampade a basso consumoche non ti aspetteresti) e socialesi fondono perfettamente.Abdenur ci dice che in luglio èstato ospite da loro per un campodi lavoro un gruppo di ragazziniproblematici francesi accompagnatidai loro educatori.Un fiorire di iniziative che sta trovandosostegno anche da partedell’Unione europea e dello statomarocchino.
i colori del Suk | MEKNÈS E FÈS
Bouchra ci accoglie alle portemedievali della splendida Meknes,terza città imperiale volutada Moulay Ismail, architetto fondatoredella dinastia degli Alawitiche ancora regna sul Marocco.Portare la capitale qui, suscitandoviolente reazioni degli abitantidi Marrakech, aveva l’obiettivopolitico di stringere alleanza conle tribù berbere con gli Amazir,letteralmente gli uomini liberi.Fès è la più antica, estesa e sorprendenteMedina del mondo Arabo;i muli prendono il posto deimotorini e percorrono senza sostai quasi diecimila vicoli dellacittà vecchia trasportando di tutto.Siamo in un vero e proprio dedalodove è impossibile avventurarsisenza una guida del posto.Moahamed ci conduce in fila indianaprima nel quartiere Andalusoe poi in quello arabo. La medinaè formata da un gran numerodi rioni dove sono presenticinque elementi fondamentali: lafontana, il forno dove la genteporta a cuocere i pani fatti in casa,la Moschea, l’Hamman, l’asilo.In assenza di un sistema diservizi sociali la solidarietà e lospirito comunitario sono moltosviluppati. A volte la funzionedell’Imam non è solo religiosama anche di vigilare sulle situazionidi difficoltà, attivando formedi mutuo aiuto. Una vocazionesolidaristica sottolineata ancheda Tahar Ben Jelloun nel suofortunato libro “L’islam spiegatoa mia Figlia”.Ultima tappa è la visita alleconcerie della città, una sorta digirone dantesco dal grande fascinodove numerose vasche a cieloaperto sono spalancate comebocche per regalare i colori astoffe, tessuti, cuoio.Ci lasciamo alle spalle anchequesta perla, forse la più bella eautentica delle città imperiali, eci dirigiamo verso il parco naturaledi Ifrane, ultima tappa delnostro viaggio. Intanto riaffioranole immagini dei volti di uominie donne incontrati in modi diversi.
CHEZ SAFAR A EIN ELLEUH
Cambia completamente loscenario, dopo le piane bruciateche abbiamo attraversato saliamoverso gli altipiani del medioAtlante coperti da maestose forestedi cedri. Nel villaggio di EinElleuh ha sede l’associazione Safar,partner di Djemme. Veniamoospitati in un ostello che costituisceun punto di riferimento nellaregione per campi di lavoro eforme di turismo educativo pergruppi che arrivano dalla Franciae da altri paesi non solo europei.L’idea di fondo è quella di favorirel’incontro, lo scambio, la conoscenzareciproca e il rispetto dellediverse culture. Un canale puòessere anche quello sportivo; ilrugby ad esempio diventa occasioneper i ragazzi francesi perconoscere il Marocco e per quellimarocchini per essere ospitatiin Francia. Obiettivo di fondo èla socializzazione che passa simbolicamenteper lo scontro-incontrosul campo. A volte vinconoi ragazzi di Ein Elleuh altre icoetanei francesi.Driss ci illustra i numerosi progettidi cooperazione e sviluppo,diversi vedono protagoniste ledonne. Il centro è anche punto diriferimento per ecoturisti e appassionatidi escursionismo.Camminando sull’altipiano dalfascino lunare incontriamo alcunigruppi di pastori nomadi ecerchiamo di avvistare le scimmieche indisturbate fanno unavita sicuramente migliore diquelle viste in catene, richiamoper i turisti sulla piazza di Marrakech.La sera Driss e Fuad ci accompagnanoall’Hammam. Con ingressiseparati per maschi e femmineentriamo nel bagno turcofrequentato due, tre volte la settimanadalla gente del posto.Niente a vedere con gli impiantiper turisti delle città, viviamoun’esperienza autentica e fortementeevocativa. I nostri amici,vedendoci piuttosto inesperti, ciaiutano a fare il gommage, energicomassaggio con il guanto dicrine che ci purifica il corpo e l’anima.La sera ceniamo a casa di Fuadassaporando il cus-cus dal grandetajin comune e la straordinariaospitalità di questo popolo. Ledonne approfittano per farsi tatuarearabeschi di hennè sullemani o sulle gambe; quando ciaccomiatiamo Driss ci dice “avetetrovato una nuova famiglia”.
BILANCIO FINALE, UN PONTE TRA PIACENZA E MARRAKECH
La sera prima di riprenderel’aereo proviamo a fare il puntosulla possibile collaborazione traNuovi viaggiatori e Djemme. Robertoe Monica hanno cominciatola loro avventura cinque annifa; ingegnere nucleare lei, espertodi marketing lui hanno lasciatoMilano e voltato le spalle ad unavita troppo stretta. In Africahanno trovato slancio e senso,costruendosi un nuovo lavoronel campo del turismo responsabilee dando spazio al loro amoreper il viaggio. Con tenacia, intuito,forte capacità organizzativahanno costruito un’ampia rete dicollaborazioni con realtà locali eprogetti di cooperazione e svilupposparse per il Marocco chesono diventate base logistica emeta dei diversi tour proposti. Elementiessenziali dei loro viaggi,animati da guide locali, è lapossibilità di incontrare la gente,di conoscere le loro storie, di essereospitati nelle loro case.Ora i nostri amici sono di nuovoin movimento, puntano infattia consolidare la rete di collaborazionemarocchina con una forteresponsabilizzazione dei partnerlocali e quindi di scegliere unaltro paese africano dove aprirenuove prospettive di sviluppo diun turismo diverso, rispettoso,autentico, motore di sviluppo sostenibilee di solidarietà.
Ultimo aggiornamento: 2010-11-22 Torna alla lista dei racconti | |